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visione : malinconicomio

mercoledì, ottobre 11, 2006


"Imprigionato in una camicia di forza in una stanza assolutamente vuota. I muri bianchi, la porta bianca, il pavimento bianco, la luce di una lampada fredda, bianca. Il mio giaciglio è una rete metallica griagia, ma non scioglie la mia oppressione.
Sento il dovere di ribellarmi. Lo devo fare. Ma.. le forze non mi rispondono, oppure non mi hanno mai risposto.
Osservo la lampadina, e vedo nei suoi raggi di luce proiezioni di coloro che conosco e ho conosciuto. Passano veloci, come un filmato forzatamente accellerato.
E io fermo, immobile, pietrificato al suolo. Osservo e mi bruciano gli occhi, ma è l'unica cosa che posso fare.....non posso addormentarmi. Ma i miei occhi si socchiudono cosìchè vedo le immagini deformate e sfocate. Le forze sento di averle ma sono insabbiate dietro fasci di nervi, tesi.
Osservo impotente e sospiro....
Galleggio tra sonno e vita come un tappo di sughero: troppo leggero per affondare, troppo pesante per spiccare il volo."

posted by L'errante
14:28

3 Comments:

Blogger iL-ARIA said...

A volte siamo solo prigionieri di noi stessi...

10/11/2006 10:08 PM  
Blogger L'errante said...

No, giustificare la propria impotenza, la propria debolezza non è giusto....
Meglio sentirsi annegare nel bicchiere pieno che gallegiare nel semivuoto..
é troppo comodo e troppo facile sentire catene...forse sono solo braccia incrociate...

10/12/2006 6:43 PM  
Anonymous Anonimo said...

Tia non affogare in un bicchiere d'acqua, non galleggiare nel semivuoto. Ho trafugato parole del Pablo. Leggi e non affogare in un bicchiere d'acqua, non galleggiare nel semivuoto.

Amico, non morire.

Ascolta queste parole che m'escono ardendo
e che nessuno direbbe se io non le dicessi.

Amico, non morire.

Io sono colei che t'attende nella notte stellata.
Colei che sotto il tramonto insanguinato t'attende.

Guardo cadere i frutti nella terra cupa.
Guardo danzare le gocce di rugiada nell'erba.

Nella notte al denso profumo delle rose,
quando danza la ronda delle ombre immense.

Sotto il cielo del Sud, colei che t'attende quando
l'aria della sera bacia come una bocca.

Amico, non morire.

Io sono colei che tagliò le ghirlande ribelli
per il giaciglio selvatico fragrante di sole e di selva.

Colei che recò tra le braccia gialli giacinti.
E rose lacerate. E papaveri insanguinati.

Colei che incrociò le braccia per attenderti, ora.
Colei che spezzò i suoi archi. Colei che piegò le sue frecce.

Io sono colei che sulle labbra conserva sapore d'uva.
Grappoli sfregati. Morsi vermigli.

Colei che ti chiama dalle pianure fiorite.
Io sono colei che nell'ora dell'amore ti desidera.

L'aria della sera piega gli alti rami.
Ebbro, il mio cuore, sotto Dio, vacilla.

Il fiume scatenato scoppia a piangere e a volte
la sua voce s'assottiglia e si fa pura e tremula.

Risuona, al tramonto, l'azzurro lamento dell'acqua.

Amico, non morire!

Io sono colei che t'attende nella notte stellata,
sopra le spiaggie auree, sopra le bionde aie.

Colei che colse i giacinti per il tuo letto, e le rose.
Distesa tra le erbe io sono colei che t'attende.

10/16/2006 5:39 PM  

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