il taccuino del vagabondo

brusio, i pensieri bruilcano come gli insetti sull'acqua ferma.
ma non fanno troppo rumore.
stiracchio e contorco i miei sentienti come un gatto pigro.
è un frinire di cicale,
è una vecchia radio sul comodino,
è il rumore di zoccoli di cavalli stanchi...

e il corpo mi chiede riposo,
e riposo sia, anche per i pensieri.

come un gatto pigro stiracchio i miei sentiementi e le mie emozioni,
dilato e contraggo e in questa ginnastica vedo la dolcezza della quiete ma bramo con l'occhio vigile il momento del balzo. Dicono che gli animali nella vita siano condizionati dai padroni, a volte per tutti i vizi che concedo alle mie gatte penso di essere io quello asservito, e ne acquisto in felinità.

Luna piena
occhio sbarrato del cielo, pallido e stralunato.
lentamente ti chiudi in una falce rosso sporco per dirmi che è finita anche questa avventura
che è meglio che mi rassegni, ritornato nella terra a cui è facile voler male:
Brianza.
Ma ora non sono con te Luna, mi hai stupito in altri cieli e ora non ti riconosco in questo piccolo paese che dicono sia la mia casa. Non è più casa mia.
Voglio tempo per dire che è un luogo straniero da esplorare e non una nuvola di smog su cui lasciare il cervello assopito. Voglio conservare la fretta di scoprire cose nuove con la calma del viaggiatore. Mi accorgo che i miei occhi non puntano più l'orizzonte, ma il cielo e respiro senza riserve nei polmoni. Mi trovo di nuovo banale e scontato perchè scandalizzato dalla ricchezza del viaggio.