In bocca ho ancora il sapore delle sigarette.
Ne avrò fumate mille in questi scritti di maturità.
sigarette è un sapore di non sapore, un po come. Non so.
Quante speranze si mettono nelle cose, anche in una sigaretta, e mentre perdi tempo a pensare se vengono esaudite la sigaretta è spenta.
Niente racconti tristi o drammatici, solo un po di malinconia, un po di insoddisfazione. Ho bisogno di chiudere un po di porte e di aprirne altre. I fiori di magnolia cantano la loro solitudine e i corvi voltano la testa, stretti nell'uguale destino.
In bocca ho il sapore di una sigaretta, e mentre ci penso è ancora accesa e mi scotta le dita.
Non voglio scrivere su quanto sia dispiaccia lasciare il liceo, del tempo che lascio, anche se mi ha drogato per bene e nel bene, mi ha dato qualche radice. Il vento chiama e mi sento già l'odore di putrido a resatre fermo.
Odio non dare tagli netti alle cose, e questo liceo è come un pennello che gocciola su una tela oramai finita. Non so quanto bella ne brutta, ma oramai è da cambiare.
Voglio che mi ascoltino a quell'orale, solo perchè penso di avere dei diamanti in testa, che ci hanno messo mesi a formarsi e che un giorno troverò anche il modo di parlarne forse. Voglio fermarmi e partire, bruciare nel caldo estivo. Voglio una donna che mi ascolti, perchè le donne sono le migliori nel farlo. Quanto cazzo è grande un abbraccio di una donna?
Come quando sei seduto a fare gli scritti e arriva un alito di vento dal ventilatore è ad una di loro che pensi. Forse non importa neppure chi, ma senti le sue braccia fresche e lisce avvolgerti in un abbraccio lungo.
Non so dove ho sentito che la solitudine ha uno spazio. Si, uno spazio. Come il vuoto ha uno spazio, o forse è lo spazio ad essere vuoto.
Mi contorco in pensieri per vorticare su me stesso.