Guardo dai vetri di una finestra,
la pioggia scivola giù, guardo oltre. Fuori c'è un giardino di cemento e fiori, di luci e foglie morte, di città e di poca natura; poi appare e si impone nei miei occhi: ruote rosso fuoco e tanti amuleti legati sulla piccola veranda. é il carrozzone che ho sognato.
Mi chiama con un rumore flebile di sonagli, e io per una volta rispondo. Corro nella pioggia e la raggiungo; entro e la zingara Luvi mi dà il bentornato, anche se io non ci sono mai stato, forse solo con la mente, ma che importa? é avvolta in un foular di seta e fumo, che respiro a pieni polmoni.
Mi siedo e lei comincia a leggermi la mano, corruga la fronte e la distende ripetutamente, come se fosse un libro così assurdo che si deve rileggere parecchie volte. Distende un altra volta la mia mano, sembra che con quei movimenti voglia togliere ogni piega; e mi incide un piccolo segno, una goccia di sangue cade sulla sua gonna.
Sorride, spiegandomi il mio destino, e io sorrido guardandola.
E non ricordo bene le sue parole,"vagare" e "viaggio" lo lessi sulle sue labbra rosse, ma non compresi il senso.
L'oppio comincia a fare effetto,
solo un'estensione della realtà,
tutto è coperto dal rumore della pioggia, così intensa. Sembra l'acqua quando la si versa nel bicchiere troppo velocemente.
E dalla stufa un tizzone scoppietta, sconvolge la brace, che atterrita salta sul tappeto. Le fiamme ricoprono il baraccone orami, apro gli occhi e la vedo, ma Luvi sparisce nel fumo, esco e mi sdraio sull'erba. Mi addormento. mi Sveglio.
Apro gli occhi e mi metto a sedere: non ci sono resti di un incendio e nemmeno ceneri sparse sul terreno, solo un piccolo taglio sulla mano...
la pioggia scivola giù, guardo oltre. Fuori c'è un giardino di cemento e fiori, di luci e foglie morte, di città e di poca natura; poi appare e si impone nei miei occhi: ruote rosso fuoco e tanti amuleti legati sulla piccola veranda. é il carrozzone che ho sognato.
Mi chiama con un rumore flebile di sonagli, e io per una volta rispondo. Corro nella pioggia e la raggiungo; entro e la zingara Luvi mi dà il bentornato, anche se io non ci sono mai stato, forse solo con la mente, ma che importa? é avvolta in un foular di seta e fumo, che respiro a pieni polmoni.
Mi siedo e lei comincia a leggermi la mano, corruga la fronte e la distende ripetutamente, come se fosse un libro così assurdo che si deve rileggere parecchie volte. Distende un altra volta la mia mano, sembra che con quei movimenti voglia togliere ogni piega; e mi incide un piccolo segno, una goccia di sangue cade sulla sua gonna.
Sorride, spiegandomi il mio destino, e io sorrido guardandola.
E non ricordo bene le sue parole,"vagare" e "viaggio" lo lessi sulle sue labbra rosse, ma non compresi il senso.
L'oppio comincia a fare effetto,
solo un'estensione della realtà,
tutto è coperto dal rumore della pioggia, così intensa. Sembra l'acqua quando la si versa nel bicchiere troppo velocemente.
E dalla stufa un tizzone scoppietta, sconvolge la brace, che atterrita salta sul tappeto. Le fiamme ricoprono il baraccone orami, apro gli occhi e la vedo, ma Luvi sparisce nel fumo, esco e mi sdraio sull'erba. Mi addormento. mi Sveglio.
Apro gli occhi e mi metto a sedere: non ci sono resti di un incendio e nemmeno ceneri sparse sul terreno, solo un piccolo taglio sulla mano...